2-Arabba: arrivare a Porta Vescovo -2480mt- con la funivia è un’alternativa al percorso precedente e accorcia i tempi di cammino di quasi 1.30h.
Poco dopo Porta Vescovo si deve fare un po’ d’attenzione: bisogna seguire i segni bianco rossi di un sentiero che sale sulla sinistra e ignorare dei bollini giallorossi che portano al rifugio Padon: poco dopo questa biforcazione si troverà su un grosso masso la segnalazione per la via ferrata e una freccia rossa direzionale. In pochi minuti si arriva sotto la parete verticale e quindi all’attacco.
LA FERRATA
La parete rocciosa di origine vulcanica si presenta nerastra e contrasta con il classico colore delle Dolomiti anche se comunque molto compatta. Il primo tratto di circa 50mt si presenta verticale e gli appigli naturali presenti sono abbastanza levigati,vi si trova una placca iniziale ,successivamente un diedro sempre povero di appigli porta ad una nuova placca da superare in diagonale sfruttando le strette fessure della roccia mentre un breve e non faticoso traverso porta alla basa di una nuova placca leggermente inclinata che se asciutta offre ottima aderenza. Dopo circa 20′ dall’attacco si può dire di aver superato il tratto più impegnativo e si può prendere fiato lungo la prima insellatura superabile grazie ad alcune roccette in quota ed un bel ponte sospeso che porta alla base della Mesola -2727mt- mentre alcuni spuntoni rocciosi ed un ultimo passaggio delicato ,con gli appoggi artificiali un pò lontani dal cavo,portano al punto più alto dell’escursione – Cima Mesola. Si inizia a scendere sul lato nord della Mesola attraverso tratti attrezzati ed un ripido pendio erboso; la prima parte della ferrata termina in discesa dopo aver superato le ultime staffe metalliche -1.30h- e volendo si può concludere scendendo con sentiero verso sud incrociando l’Alta Via che sta proprio sotto di noi e che rappresenta comunque il nostro sentiero di ritorno. Fin qui l’appassionato di storia ha visto molto poco; è nella sua seconda parte che il percorso offre numerosi segni e testimonianze forti della Grande Guerra; il cammino per arrivare al rifugio Padon è ancora lungo -2.00h- e con alcuni tratti attrezzati esposti e altri scoscesi, da percorrere in “libera”: si valutino quindi bene le condizioni meteorologiche e le proprie forze, sia fisiche che mentali. Le indicazioni da seguire sono per “Bivacco Bontadini” e per “Gallerie-Tunnel”: si sale e in poco tempo si trova un primo gruppo di postazioni e di caverne-ricovero, poi una ripida e impegnativa discesa ci porta sull’altro versante della montagna ad ammirare le Dolomiti bellunesi, le Tofane, il Monte Pelmo e l’Antelao.
Qui si cammina per un po’su un sentiero che taglia una verde scogliera erbosa: è un tratto molto rilassante e super panoramico, alla fine del quale si trova un “villaggio”, ricchissimo di costruzioni e di “finestre” osservatorio sul gruppo della Marmolada: una galleria che collega le varie postazioni indurrebbe a pensare di essere arrivati alle famose gallerie, ma il tunnel invece si esaurisce (20-30mt circa) e chi ha voluto visitare il complesso dovrà tornare in dietro e riprendere il sentiero, ora in cresta. Infatti poco dopo si trovano ancora indicazioni per le “Gallerie” e il Bivacco Bontadini, segnavia n.636. Il percorso rimane impegnativo, con alcuni tratti faticosi: per trovare la prima galleria bisognerà superare ancora tratti arcigni e, dove necessario, ben attrezzati. Superato il primo breve tunnel ci vorranno altri 20-30′ per raggiungere la galleria “principe”, lunga circa 300 metri: qui è assolutamente indispensabile la torcia elettrica per farsi luce e rimanere nel tunnel principale, ben segnato: numerose sono le gallerie collegate lateralmente a quella principale, tante le finestre sulla Marmolada; ottimamente conservate e commoventi le scale in pietra costruite dai soldati in guerra: le si percorrono e si ripetono le meditazioni che spesso ci afferrano su questi “percorsi di guerra”: quanto genio, quanta sofferenza; e quanta la stupidità e l’assurdità di tutti i conflitti. All’interno delle gallerie si trova anche una “sala” ove si è formato un bellissimo laghetto. Percorso il tunnel si sbuca al Bivacco Bontadini, area stupenda, ricca di manufatti militari e dotata di panche esterne, ideale per una sosta. Dal Bivacco si può salire in 10′ alla Cima della Mesolina -2642mt- oppure scendere direttamente al rifugio Padon -2407mt-, nei pressi degli impianti funiviari che salgono da Arabba e da Rocca Pietore: nei pressi dell’arrivo della funivia si trova anche un bel pezzo d’artiglieria (obice della Seconda Guerra Mondiale).
DISCESA
Dal rifugio Padon un fantastico percorso in quota, segnalato con paletti di legno e bollini colorati in giallo – rosso, ci porta in un’ora a Porta Vescovo; e si cammina con la presenza delle marmotte, tra greggi di capre e di pecore, con la Marmolada sulla sinistra e con tutta la cresta percorsa sopra, sulla destra. Poco prima di Porta Vescovo è possibile prendere sulla sinistra un sentiero – scorciatoia, ben visibile e indicato, che porta in direzione di una baita di legno attraversata nella salita dell’andata e quindi sul medesimo percorso verso il lago di Fedaia.
CONSIDERAZIONI
Attenzione ai primi 40mt in quanto la verticalità e difficoltà è davvero sostenuta,non di rado si trovano escursionisti in difficoltà nella progressione di questo tratto. Le creste della Mesola e della Mesolina fanno parte del gruppo montuoso del Padon; questa catena era un importante baluardo del fronte tirolese: “doveva sbarrare il passo agli italiani se la Marmolada avesse ceduto”. A Porta Vescovo, al posto dell’attuale funivia vi era in tempo di guerra una teleferica che riforniva le posizioni austriache attestate sulla cresta della Mesola. Gli austriaci non occupavano tutta la catena montuosa del Padon: sulla cresta della Mesolina si posizionarono infatti la truppe italiane. È questo il settore che offre maggiori testimonianze della Grande Guerra: qui le posizioni, le fortificazioni, le caverne scavate nella roccia dagli alpini sono numerosissime.